la Festa Patronale

Galleria Fotografica - immagini casuali

Cari amici,
non mi sono mai avvicinata molto a questo sito se non quasi per gioco, ma ora vorrei attraverso questo mezzo raccontarvi chi era Giovanni SCAVO.

Chi l'ha conosciuto sa che uomo era, (mi risulta difficile utilizzare il passato come forma verbale), era buono, altruista, semplicemente amGiovanni SCAVO      Giovanni SCAVO (1942-2004)abile, ma forse non tutti sanno che oltre ad essere tutto questo era un uomo che ha insegnato a tutti l'amore per la vita. Mio padre amava vivere, per costruire, per essere sempre in movimento, c'è stato chi il giorno in cui lo abbiamo accompagnato verso la sua ultima dimora, ha detto "era il motore" di tutte le iniziative che si prendevano; è vero, era il motore, non solo per ciò che riguardava i festeggiamenti per San Trifone, ma anche per ognuno di noi. Pur essendo costretto sulla sua sedia, era in collegamento con il mondo attraverso questo mezzo che è internet e gli si illuminavano gli occhi quando aveva notizie di molti amici che non vedeva da anni. Tornando a casa da lavoro, si esaltava a raccontare che aveva contattato amici dall'Australia, dall'America, dal Canada, stava ore a programmare con mio marito come fare per rendere piacevole la navigazione, per i cari EMIGRANTI che si sentivano un pò a casa attraverso il sito. Si sentiva vivo. Il mio adorato papà, si è sentito vivo fino all'ultimo, pensando al mondo che lo stava aspettando fuori da quella camera di ospedale, per questo un pò vi devo ringraziare. Nel suo cuore c'era un pezzo di ognuno di noi, di voi, aveva un pensiero d'amore per tutti amici cari, aveva la gioia e la forza di sostenere anche le difficoltà degli altri, senza secondi fini, semplicemente con amore, con l'amore per la vita.
Questo sito continuerà ad esistere, ed ogni qual volta voi vi avvicinerete a visitarlo, vi prego, ricordate il vostro amico Giovanni, in modo da tenere sempre vivo il suo amore per la vita nel tempo.
A voi dedico una poesia di Madre Teresa di Calcutta, che ho scelto perchè rispecchia molto la personalità di mio padre.
Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe,
i capelli diventano bianchi,
i giorni si trasformano in anni.

Però ciò che é importante non cambia;
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito e` la colla di qualsiasi tela di ragno.

Dietro ogni linea di arrivo c`e` una linea di partenza.
Dietro ogni successo c`e` un`altra delusione.

Fino a quando sei viva, sentiti via.
Se ti manca cio` che facevi, torna a farlo.
Non vivere di foto ingiallite…
insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.

Non lasciare che si arruginisca il ferro che c`e` in te.
Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.

Quando a causa degli anni
non potrai correre, cammina veloce.
Quando non potrai camminare veloce, cammina.
Quando non potrai camminare, usa il bastone.
Pero` non trattenerti mai!

Con affetto per tutti voi, e con il pensiero rivolto a mio padre.
Maria Pia

Giovanni ci ha lasciato il 20 Dicembre 2004.
Antonio Martino, responsabile del portale dedicato alla pirotecnia Doctorfire.it, ha dedicato un pensiero al suo "amico mediatico" Giovanni. Sentiti ringraziamenti vanno da parte della famiglia di Giovanni ad Antonio per la sensibilità mostrata in questo triste evento. Leggi.

Dal Guestbook
 

4 Gennaio 2005 - 09:39
Fabio from Italia

 

Ciao Giovanni...
pur non conoscendoti di persona ho sempre ammirato la tua tenacia, la tua volontà...
Ora potrai finalmente vedere in volto San Trifone e godere di questa gioia
Addio - Fabio e gli amici del comitato festa "S.Giovanni Elemosiniere" di Casarano

08 Gennaio 2005 - 13:23
Antonio from Italia

 

Con profonda tristezza apprendo la scomparsa di Giovanni.
Ciao Giovanni.
 

04 Gennaio 2005 - 21:32
Enzo from Italia
 
 

"L'entusiasmo è per la vita quello che la fame è per il cibo."
(Bertrand Russel)

saranno anche insufficenti, queste righe, per salutare un Amico che non vedrò più, ma continuerò lo stesso a sentire quell'entusiasmo che lo ha sempre accompagnato nel raccontarmi delle sue passioni, le sue emozioni, i suoi sogni per la realizzazione di santrifone.it, il luogo che lui ha sempre inteso per incontrare gli amici del mondo, intorno alla figura di San Trifone.
Un abbraccio, forte come la personalità, la lealtà di Giovanni, a Mariapia e Gianvito. Un bacio alla piccola Principessa...

un ciao,
a Giovanni

04 Gennaio 2005 - 15:40
Antonio (Doctorfire) from Italia

 

Con molta tristezza ho appreso soltanto oggi la notizia. Anche se non l'ho mai conosciuto di persona Giovanni era un grande Amico. Mi dispiace davvero tanto.
Ciao Giovanni

29 Dicembre 2004 - 16:36
Alessandro Calaprice from Switzerland
 
 
  Giovanni non è più tra noi. Questo mi rattrista molto. Era il collante degli adelfiesi sparsi in tutto il mondo. Chi come me opera tra e per i pugliesi all'estero, sa quanto sia importante avere un punto di riferimento. Ciao Giovanni. Mi mancherai!!

Alla famiglia giungano le mie più sentite condoglianze

28 Dicembre 2004 - 09:21
Michel PACCELLIERI from France

 

A toi Giovanni, pour toutes les joies, les émotions, et tous les souvenirs, que tu as suscité en nous, émigrants d'Adelfia, à travres ce merveilleux site, je veux simplement de dire un grand : MERCI !
Michel Paccellieri - Dannemarie/France

27 Dicembre, 2004 - 15:56
Gianvito from Italy
 

Trifone BRUNO
IL più estroso dei maestri pirotecnici, Trifone BRUNO, nasce col fuoco dentro, ad Adelfia (Ba), il 25 dicembre 1905. A 15 anni, Luigetto Nanna, della dinastia dei Nanna, da Casamassima, lo accoglie nella sua fabbrica. Ha dato prova dell'arte di caricare i cannoli ai suoi lavoranti. Trifone, come Michelangelo, è maestro prima di essere allievo.
Giovanissimo lavora a Verona presso una ditta di esplodenti, a Buffoluto, polveriera dì Stato. A 17 anni è capogiovani nella fabbrica di Augusto da Terlizzi e col fuoco dentro, se "ne scende" (scappa di casa ndr) con Brunetta sua sposa e dalla quale avrà 8 figli. A 19 anni è capogiovani nella fabbrica della vedova Vernola da Molfetta, dove prepara una sparata per Montrone (S. Trifone 1927) con 80 bombe di tiro. Uno spettacolo ancora vivo nella memoria dei suoi estimatori. Sollecitato dagli ammiratori, nel 1928 Trifone mette su fabbrica. Il suo nome da battaglia, fa scuola. Le sue bombe cantano. E' il re dei tempi e delle novità. Le sue bombe sono sempre più ardite, sino a sfidare i limiti dell'arte. Primo quello di far aprire la prima pacca della bomba a pochi metri dall'uscita del mortaio per alleggerirla e mandarla alta nel cielo. Altra sfida è la preparazione della polvere di lancio. Ha intuito che le tre componenti della polvere nera, nitrato (75 parti), carbone (15), zolfo (10) devono raggiungere un'altissima omogeneità, cui corrisponde una più alta velocità di combustione, conferendo alla miscela un forte potere di lancio, con risultati eccellenti sulla balistica. Infatti le bombe di Trifone raggiungono le nuvole e sono lunghe che non finiscono mai.
Egli conosce a menadito tutti i combustibili, dai metalli ai clorati, tutti i comburenti, dai nitrati alla scialacca, tutti i coloranti delle fiamme, dai solfati ai carbonati.

Trifone BRUNO
con alcuni suoi collaboratori

Ne sa più di un chimico e nel 1966 suggerisce ad una nota fabbrica di esplodenti italiana, fabbricante di razzi antigrandine, la collocazione di una valvola di scarico dei gas per eliminare un difetto di scoppio alla partenza. Re delle polveri, sostiene che "lapolvere non conosce padrone".
Nel 1940 spira aria di guerra. I fuochi pirotecnici sono vietati. Trifone è costretto a chiudere.
Emigra in Germania per un lavoro in miniera, dove rimane fino al 1943. L'8 settembre scappa aggrappato sotto un carro merci. In Germania lascia una fiamma con la quale mantiene una romantica corrispondenza.
Le sue lettere hanno un inizio comune: "Main liben fraulen". Nel 1945 riapre la fabbrica. Le materie prime scarseggiano. Nei campi degli alleati c'è polvere a buttare che neppure si paga. Trifone la usa per mina di lancio. Si tratta di polvere contenuta nelle bombe di aereo. E' fatta a palline. Per essere utilizzata deve essere triturata finemente. Le palline vengono versate nel mortaio, una vasca di pietra e battute con un maglio di legno, fino alla polverizzazione.
Alle ore 14,00 del 17 giugno 1946 lo zio di Trifone sta battendo con il maglio le palline. Pochi colpì di maglio ancora e si va a pranzo. I figli Giovanni (anni 20) e Michele (anni 18) hanno smesso. Michele dice allo zio: "Finisco io". Al primo colpo una fiamma violenta invade i tre. Giovanni muore il giorno dopo, lo zio tre giorni dopo. Michele sale al cielo nel mese di ottobre. Il tempo passa e sana le ferite.
Il 12 maggio 1956 il figlio Luigi (anni 18) trasporta sulla lambretta un sacchetto di polvere nera che, toccando sulla marmitta, si riscalda, esplode e manda in aria a pezzetti il mezzo e il ragazzo, sulla provinciale per Rutigliano, al chilometro 1,5 da Adelfia. Il 10 novembre 1956 (S. Trifone) a Montrone, Trifone si esibisce con uno spettacolo al di fuori dell'ordinario: il finale che è rimasto nella memoria di tutti gli estimatori e che molti maestri pirotecnici hanno tentato di imitare senza riuscirvi. Si trattò di due finali, il primo eccezionale nella stesura tradizionale, il secondo iniziò subito dopo l'ultimo botto del primo con bombe di grosso calibro ad alto potenziale, di eccellente fattura, ritmate, con quel ritmo che solo lui sapeva dosare, proseguendo con un inferno bis e una seconda chiusura più eccentrica, fragorosa e articolata da lasciare sbalorditi. Era la risposta di Trifone ai misteri delle misture di cui conosceva tutti i segreti e che per due volte avevano funestato al sua fabbrica. Il fuoco, un gioco d'azzardo.
Nel 1972 Trifone è invitato ad esibirsi nel Principato di Monaco dove riporta un grande successo e riceve un grosso premio in denaro.
Alle ore 20,30 del 20 ottobre 1973, mentre Trifone con il genero Don Vito stanno preparando la sparata per il prossimo 10 novembre, un lampo e un boato che fa tremare la terra. Trifone, il re dei bengala, quello che empie i cieli di stelle e fa le croci per aria, è lì, tra le macerie, bruciato con una trave conficcata nel petto, sembra un piccolo pupazzo annerito dal tempo. Accanto, il genero Don Vito, anche lui ridotto ad un pugno di carne abbrustolita. Tutta la notte sulla via per Rutigliano, dove era la fabbrica, è un continuo pellegrinaggio. Accorrono da paesi vicini, vogliono vedere, sapere, ma Trifone è in cielo. Ha raggiunto i figli Giovanni, Michele e Luigi che lo aspettano per preparare parate per i Santi.
D'estate, quando il cielo è limpido, in direzione dov'era la fabbrica, si notano bagliori colorati, sono i fuochi dei Bruno in cielo. Sei vite bruciate.
di Francesco NICASSIO

Ripercorriamo, con l'aiuto del nipote Vincenzo Prudente, la storia del Cav. Luigi Gargano, storico pirotecnico Adelfiese, che grazie alla sua straordinaria arte ha scolpito la sua memoria nella leggenda dei più grandi pirotecnici.

Luigi Gargano, 92 anni, è soprannominato ”Barb'ngir”. Suo padre Trifone è il secondo marito della vedova Anna Bellomo, che dal primo matrimonio (1905) ha avuto un figlio. Un altro maestro dell’arte pirotecnica: Trifone Bruno. Luigi è un bambino intelligente e vivace. A scuola è brillante, e la sua bravura in matematica sarà fondamentale per i successi nel suo futuro lavoro. ll maestro incontrerà più volte la mamma Anna invitandola a fargli proseguire gli studi, ma le disponibilità economiche non lo permetteranno. All’età di otto anni trova a casa un mucchio di polvere da sparo. La tentazione di emulare suo fratello Trifone è irrefrenabile: prende la polvere, dei pezzi di sacchi del cemento, crea una batteria e accende la miccia. Dopo pochi secondi il materasso della camera da letto è in fiamme. Consapevole del danno, scapperà di casa e passerà le due notti successive dormendo su un albero, in campagna. Cresce facendo il garzone di bottega, aiutando suo fratello Trifone in fabbri ca. Impara così i segreti della pirotecnica, ponendo le basi della sua luminosa carriera. Da adolescente si troverà spesso a sostituire suo fratello Trifone alla guida della fabbrica, con risultati straordinari: dopo uno spettacolo pirotecnico in un paese vicino, il Comitato Feste locale si avvicina al campo fuochi per congratularsi con il “maestro”. Scopriranno sbigottiti che ad aver diretto quella batteria è stato un ragazzino alto la metà di una bomba da tiro. Appena ventenne, partecipa agli scontri del secondo conflitto mondiale in Sicilia. Catturato e portato in un campo di lavoro, riesce a fuggire insieme ad un amico. Attraversa lo Stretto di Messina, agitatissimo, su di una piccola barca, e da lì torna a piedi fino a Taranto, da sua sorella. Pochi metri più in là abita Concetta, che sposerà nel 1947. Da lei avrà cinque figli ed un matrimonio che dura ancora oggi da oltre 66 anni. Dopo essere tornato ad Adelfia, nel 1951 emigra in Venezuela. Quattro anni dopo ritorna e fonda la sua prima fabbrica pirotecnica Adelfiese. Non passerà molto tempo finché inizierà a mettersi in mostra, instaurando la leggendaria rivalità con suo fratello Trifone. l loro spettacoli sono vere battaglie fino all'ultima bomba, che attireranno l’attenzione di tutta l'ltalia. Nel 1960, tuttavia, chiude la fabbrica di Adelfia, accettando di lavorare a Bologna, presso la ditta Mastrodonato, nella quale dirigerà il lavoro di decine di operai. Nel 1961 viene chiamato per dare spettacolo alla festa del centenario d'ltalia a Torino. Viene invitato ad esibirsi in grandi piazze: a Recco, Sirmione, Venezia, Sanremo, Genova, Brescia e tanti altri luoghi. Resterà a Bologna fino al 1966, per ritornare ad Adelfia e riaprire la sua fabbrica. Padroneggia un'arte ormai eccelsa, affinata dalle esperienze nel nord Italia, e prova ne sarà la fama che conquisterà in seguito a vittorie e spettacoli mozzafiato. Tante saranno le volte in cui verrà portato in trionfo dal campo fuochi fino a Corso Umberto l.

Nel 1973 suo fratello Trifone muore nell'esplosione della sua fabbrica, e Luigi decide di lasciare ancora una volta Adelfia, questa volta recandosi a Torino, per lavorare presso la ditta Panzera. Vi resta qualche tempo ma, non sentendosi pienamente gratificato, nel 1979 per l'ennesima volta torna al suo paese di origine per rifondare la sua fabbrica, consacrandosi definitivamente nella storia dell'arte pirotecnica.

Si esibisce in tutta la Puglia, in Sicilia e spesso insieme alla ditta Bruscella gareggia contro i grandi maestri napoletani, superandoli quasi sempre. E in questi anni che arriva il riconoscimento più grande della sua carriera: viene nominato Cavaliere del Lavoro. Nel 1986 avviene un incidente dal quale si salva per un soffio: mentre lavora ad un macchinario, una distrazione provoca una scintilla che dà fuoco ad una miccia: se ne accorge in tempo e riesce a mettersi in salvo dall'esplosione di un immobile della fabbrica. Tuttavia la pioggia di materiale esploso lo colpisce ad una mano, che resta offesa a vita.

Dopo l'incidente, a 65 anni superati, termina la sua carriera da protagonista, e passa la ditta ai figli, cui non farà mancare comunque la propria presenza e sapienza. A metà degli anni '90, c'è ancora tempo per un ultimo grande spettacolo: è l'ultimo pirotecnico a sparare nei fuochi diurni di San Trìfone. La perfezione del ritmo, del suono, dei tempi dello spettacolo lascia meravigliati e commossi lui stesso e i suoi figli. Suo figlio Alfredo ha la pelle d'oca quando ricorda quei momenti: ha le mani tra i capelli e le lacrime sul viso quando, addirittura prima della fine del bombardamento, sente le urla di un'ondata di persone che corrono verso di loro per prenderli sulle spalle e portarli in trionfo. Nel 1997, quando gli anni di Luigi iniziano a farsi sentire, la fabbrica viene definitivamente chiusa. A tanti anni di distanza, il ricordo di "Mèst Luigi” è ancora limpido nella mente degli Adelfiesi. “Sul piano tecnico e della qualità, era superiore a tutti gli altri, non c’era storia”, ricorda Michele Bruno, suo grande amico. “Se la festa di San Trìfone è quella che conosciamo oggi - prosegue Michele Bruno - lo dobbiamo a lui e a Trifone Bruno. La loro rivalità è stata determinante per la crescita della festa, nessuno può negarlo. Se Adelfia deve costruire un monumento, deve farlo per loro due”. A distanza di tanti anni, il Comitato Feste San Trìfone, che conserva ancora il ricordo dei suoi spettacoli, in occasione degli ultimi festeggiamenti al nostro Santo Patrono lo scorso 11 novembre gli ha donato un'effigie ricamata con l’immagine di San Trìfone, “per la sua sapienza e fantasiosa manipolazione del fuoco pirotecnico”.

di Vincenzo PRUDENTE

(pubblicato su IL PONTE, mensile di attualità locale. Anno 2013)

 

Il Cav. Luigi GARGANO lascia questa vita terrena il 3 Giugno 2014, all'età di 93 anni.

 

Il manuale del FOCHINO è di recente stesura (dell'anno 2000), scritta dal Gen. Lorenzo GOLINO. Come indicato nella prefazione del libro stesso, tratta di una raccolta di nozioni tecnico-giuridiche la cui conoscenza è necessaria a poter maneggiare esplosivi.
Il file è scaricabile, in formato compresso (.zip) al sito web del sig. Edoardo Mori, al seguente indirizzo: Vai
Manuale del fochino
Meno recente (anno 1916) questo manuale di F. DI MAIO. Anch'esso scaricabile in formato compresso (.zip) dal sito del sig. Edoardo Mori, all'indirizzo Vai
Trattandosi di fotocopie in formato .pdf, la dimensione del file presente su questo sito, e' corposa (circa 3 Mb), in particolare per chi ha una connessione lenta (56k). Vi sono presenti 2 parti distinte e separate del manuale.

Pirotecnia moderna

Tutti gli anni, verso la metà di ottobre, si entra nello spirito della grande Festa. La ditta FANIUOLO comincia a scaricare il materiale per vestire Montrone di luci, di scene luminose sempre diverse ogni anno, che non hanno eguali. La fusione dei colori, le combinazioni dei disegni, le prospettive hanno dell’incredibile, fino ad arrivare allo spiazzo del monumento ai caduti, dove monta un prospetto ovvero una scenografia che racchiude la "cassa armonica", il palco che ospita i concerti musicali. Descrivere questo è molto arduo. La prospettiva, il tema diverso che anno dopo anno ci offre ha solo un termine: MERAVIGLIOSO. E’ veramente un meraviglioso affresco, perfetto nell’esecuzione e di grandiosa comprensione artistica.
Sembra che il clima della Festa di San TRIFONE non si possa cominciare a respirare se non arriva la ditta FANIUOLO con il materiale. Fatta eccezione per qualche anno, da sempre ha illuminato Montrone per la festa del suo Santo, qualche vecchio ricorda le luminarie a gas di questa ditta.
ADELFIA (Ba) - Corso Umberto
ADELFIA (Ba) - Corso Umberto

La grande soddisfazione, l’ingegnosità, l’arte, la perfezione, l’estrosità, la novità è qui, a Montrone.
Qualche anno fa’, il 1996, la ditta FANIUOLO è stata degnamente festeggiata per i 50 anni di ininterrotta partecipazione a questa Festa.

Breve storia

Il 1875, quando, ancora non si parlava di elettricità il sig. Giovanni FANIUOLO fondava la sua ditta, sembra, però, che già il padre riusciva a realizzare qualcosa di questo luminoso mestiere. Per realizzare disegni, fantasia, coreografie venivano usati lumini ad olio in variopinti colori.
Festa dopo festa, portale dopo portale, si arriva nel ‘900, secolo, questo all’insegna delle novità. La ditta FANIUOLO deve essere al passo con i tempi e nel 1910 sperimenta la sua luminaria a gas acetilene. E per questo comincia a collaudare, impiantare grandi strutture metalliche che fungono da ornamento conduttrici e supporto per le fiammelle. Intanto diventa Cavaliere. Il buon Dio arricchisce la sua famiglia di sette figli: tre femmine e quattro maschi. Francesco e Rocco ereditano l’azienda.
Si era negli anni ’20 e si cominciava a parlare di illuminazione elettrica. E’ ancora vivo il luminoso ricordo dei baresi, che nel maggio del 1927 tutti con gli occhi all’insù non si stancavano di ammirare la bella "galleria elettrica" a Corso Cavour, per la festa di San Nicola.
Fra l’altro, visto la grande esperienza acquisita nel realizzare grandi e maestose strutture per le luminarie a gas il passaggio a strutture miste di legno e lamiere ha maggiormente favorito la loro fantasia in disegni, prospettive e colori. La ditta dei F.lli FANIUOLO macinava kilovattore, dietro kilovattore; era diventata sinonimo di Luminaria e la loro presenza in tutta la Puglia, Campania, Abruzzo Molise e Calabria era ormai una costante. Diverse volte sono andati in Libia per magnificare l’epopea.
Rocco era un fascista convinto. Aveva partecipato alla marcia su Roma.
Nel 1938 divenne cavaliere per meriti acquisiti dalla sua azienda. Il loro credo era "rinnovarsi continuamente". Il 1940 producono le prime "piramidi": lunghi pali con dei cesti infilati l’uno sull’altro come tanti vasi decorati, scolpiti e maestosamente colorati. La progettazione, il disegno e la realizzazione di pezzi sempre nuovi ha loro permesso di non essere intaccati dalla concorrenza.
Si era negli anni della guerra. La loro unica concorrente era la luminosità ed il fragore delle bombe. Il periodo non consentiva più feste. Rocco trova lavoro come elettricista nella cabina elettrica di Via Castellana e ogni mese effettuava un viaggio di frutta o altro in Calabria con un camion Fiat 18 bielle. Finita la guerra si inizia ancora., con lo stesso stile ed ingegnosità.
Nel 1949 il fratello Francesco, a seguito dell’età e della morte di due suoi figli sul lavoro, si ritira mettendo l’azienda nelle mani di Rocco. Questi era rimasto solo alla guida dell’azienda; fortunatamente il mercato non conosceva soste. L’azienda tirava sempre più, sviluppandosi ancora maggiormente nel 1951 con gli addobbi luminosi al neon, multicolori. Nel frattempo o per effetto dell’elettricità o per tenere fede ad una tradizione di famiglia il buon Cav. Rocco FANIUOLO si arricchiva di sette figli.
Il 1961 lascia l’azienda nelle mani del figlio grande Giovanni, che nel 1971 associa il fratello Vito Antonio, i due, figli d’arte, avevano ormai acquisito grandi capacità. Le loro luminarie erano diventate delle vere ed incredibili opere d’arte. Si era ai massimi splendori. Si occupavano fino a 16 operai. "Adesso - dice Giovanni FANIUOLO - con il calo delle disponibilità finanziarie e la notevole concorrenza occupiamo 7-8 persone. Il nostro è stato un lavoro duro e anche pericoloso, dormivamo in posti di fortuna, sotto le casse armoniche, e lavorando sotto la pioggia, su impalcature a 15 metri dal suolo, ma soprattutto è un lavoro che richiede molte risorse, perché devi aggiornare continuamente il prodotto se vuoi battere l’agguerrita concorrenza e mantenere il prestigio della ditta, cosa quest’ultima cui teniamo molto, non a caso, recentemente, siamo stati scelti dalla città francese di Marsiglia per una serie di Addobbi Luminosi". Sono diverse oggi le cittadine francesi che si contendono la loro partecipazione.
Il sig. Giovanni ha, intanto deciso di lasciare la conduzione dell’azienda al fratello Antonio e figli. La famiglia FANIUOLO, quindi, non "stacca la spina" e continua a tenere accese, le "Luci dei Santi".
Giovanni SCAVO

S5 Box