Articoli sulla festa

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Viva le cavallette se per loro merito (o demerito) è nata una delle più belle feste religiose e popolari in Italia: spesso da un danno si ha un beneficio.
Gli esempi non mancano, ma considerato che a Montrone (con Canneto costituisce il comune di Adelfìa), si è nel pieno dei festeggiamenti per San TRIFONE - u'piccinin nuest, come lo chiamano in paese - val la pena di ricordare di cosa fu capace il veneratissimo patrono per i suoi devoti a riprova di quanto assento.
Correva l'anno 1783 e il contando in argomento, ricco di vigne, olivi e orti fu invaso da voraci cavallette. San TRIFONE, secondo la leggenda, le spazzò via in un battibaleno, salvando da fame certa tanta brava e operosa gente. Il santo già godeva di fama di taumaturgo specie a Campsade, borgata dell'Ellesponto, non lontano da Nicea nella Frigia dove era nato nel 232 dopo Cristo. L'aver liberato le campagne intorno a Montrone dalle locuste, fece salire di molto la considerazione per il santo e i miracolati gli dedicarono un grande quadro raffigurandolo nei panni di soldato romano con tanto di corazza, spada ed elmo a significare soprattutto che TRIFONE era un guerriero della Fede. Per immortalare nelle effigi il miracolo il taumaturgo esibisce alla punta della spada una cavalletta.
Dal lontano 1783 oltre ad un rafforzamento della devozione, ebbe origine una festa che con il tempo, arricchendosi di nuove iniziative folkloristiche si è impreziosita di gare tra bande musicali, di lanci di mongolfiere, di fuochi d'artificio, di illuminazioni artistiche e poi la fiera, gli arrosti di agnello sui foconi cioè grandi graticole, accompagnati da pane, sedano, olive e buon vino.
San TRIFONE si dice sia anche un santo un tantino dispettoso. Quando nei tempi andati s'aveva la consuetudine di raccogliere tra i vitivinicoltori il vino per far più gaia la festa, ce ne fu uno che s'oppose a quello che riteneva un balzello. Ebbene, la notte, scoppiarono le botti del poco devoto. In difesa del santo pero' si disse che, invece, la colpa del disastro era da ascrivere solo al menzionato coltivatore che aveva coperto le botti nelle quali il vino era ancora in fermentazione.
Racconta Giovanni FANIUOLO che con il fratello Vito provvedono all'illuminazione artistica della festa. «Anni fa nostro padre, considerato che per allestire le luminarie si recuperano si e no le spese, decise di non partecipare più ai festeggiamenti per San TRIFONE. La notte il Patrono gli apparve in sogno promettendogli guai seri se non fosse tornato sulla sua decisione. Nostro padre ci convocò e a prim'ora eravamo già a Montrone a montare gli archi».
Giovanni SCAVO titolare del bar San TRIFONE, e ideatore di un elisir che porta, guarda caso, il nome del Patrono, sostiene essere questi il protettore dei marinari della costa dalmata e che a Venezia c"e una scuola dedicata a San GIORGIO e a San TRIFONE, ed «A Cattaro fu eretta nel 950 d.C. una cattedrale dove sono custodite le reliquie del Santo che è molto venerato anche in Russia».
La tradizione dei fuochi pirotecnici risale alla fine della guerra del 1915-18, quando per festeggiare la vittoria degli italiani (un altro miracolo di San TRIFONE?) si sparò sì, ma con i fuochi d'artificio e non a cannonate vere.
Da allora a Montrone si svolgono importantissime gare di fuochi. A Novembre, infatti, sono pochissime le feste popolari nell'Italia meridionale e i maestri fuochisti ce la mettono tutta per dare il meglio della loro antica arte. Per ammirare i giochi di spari e luci molti acquirenti e presidenti dei comitati delle feste popolari non solo italiane. vengono a Montrone per scoprire nuovi talenti e far contratti.
Per quest'anno è prevista una spesa di 100 milioni solo per i fuochi d'artificio.
«Siamo arrivati alla 212-ma. edizione — dice con sacrosanto orgoglio Francesco Nicassio, presidente del comitato per le feste — tra oggi e domenica 12 novembre oltre centomila persone arriveranno a Montrone Adelfia per le "solenni processioni" con l'effige del Santo, la consegna delle chiavi di Montrone da parte del sindaco ai pellegrini e poi tanta musica per le strade del paese e concerti nella cassa armonica del 1932 allestita con le luminarie dalla premiata ditta F.lli FANIUOLO di Putignano, tra i pochi capaci di andare in alto con le loro strutture di archi e lampadine colorate. Con loro ci innalziamo al cielo».
L'occasione per i festeggiamenti è buona anche per incontri a carattere culturale, di convegni sui comitati regionali feste patronali, per la giornata della vita con la donazione del sangue.
Tutto ha inizio il 10 quando alle 4 del mattino un colpo di cannone, così forte da udirsi a BARI e oltre, annuncia che sino a domenica 11 a Montrone ci sarà da fare perché tutti gli elementi che fanno la festa e cioè il fuoco, la carne, il vino e la fiera-mercato, siano presenti all'appello.
Che tra Montrone e Canneto non corra buon sangue è cosa risaputa, ma per San TRIFONE i rancori vengono dimenticati. La guerra è guerra. La festa è festa.
di Vittorio STAGNANI

(articolo pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno del 10 Novembre 1995)

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