Storia e culto

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San TRIFONE
San TRIFONE
S
ono tanti gli storici che si sono cimentati nella narrazione della Sua vita che, benché atrocemente martirizzata, è stata sempre in odore di santità. Fra i molti che hanno scritto su San TRIFONE (Cardinale, Baronio, Ottavio, Gaetano, Teodorico, Ruinari, Mazzocchi), abbiamo scelto di trarre informazioni da un libro edito nel 1995 ed intitolato: "la storia di San TRIFONE", scritta da Mons. Luigi STANGARONE di Adelfia (Ba), valente ed attendibilissimo storico dello stesso paese che presentò la sua opera in occasione della Festa Patronale dello stesso anno (1995). Altre informazioni sono state tratte dal libretto "San Trifone e la Sua Cattedrale" di Don Anton Belan da Cattaro.

   SAN TRIFONE nacque nel 232 circa in Pirgia nella città di Kampsada (oggi Iznir) nei pressi di Nicea (Lampsakos), provincia romana di Apamea. La regione si trovava sotto dominio romano dal 116 AD., in quel periodo Roma possedeva gran parte dell’Asia Minore. Kampsada era già un vescovado nel quarto secolo e l'attività svolta dagli abitanti era prevalentemente dedita all'agricoltura.
Oggi sono pochi i resti di Kampsada.
La vita di San Trifone si svolse sotto il papato di San Ponziano (230-235), Sant’Antero (235-236) e San Fabiano (236-250). Uno dei primi vescovi di Kampsada fu Partenio (quarto secolo), proclamato santo.
Un manoscritto Armeno riferisce che i genitori di Trifone erano Cristiani e diedero al loro bambino il nome di Triph, che nella radice etimologica significa "animo nobile". In latino e in greco divenne successivamente Tryphon e nel diciassettesimo secolo l'arcivescovo Croato Andrija Zmajevic diede il nome slavo Tripun. Il padre di Trifone morì quando era bambino e l'intera attenzione per la sua educazione Cristiana fu curata dalla madre Eukaria. Nel Dicembre del 249 sino alla fine del 250 l’Imperatore Romano Decio emanò un decreto autorizzando la persecuzione dei Cattolici. Fu il settimo dai tempi di Nerone ed il primo che investì l’intero Impero Romano. Fu allora che Trifone, ancora giovane, fu martirizzato. Si racconta che per fuggire alla persecuzione i Cristiani, sia ragazzi che adulti, furono costretti a fare un’offerta di fronte alla statua dell’imperatore, spesso granelli di incenso.
Alcuni culti pagani furono vietati, ma il rifiuto di eseguirli portava al sequestro di tutti i possessi, all’arresto, ai lavori forzati, alle torture sino alla morte. Durante la gestione di Aquilino, prefetto di tutta l’Asia Minore, San Trifone fu preso dal suo luogo di nascita. Alla domanda "che cosa sei?", Trifone rispose di essere "un Cristiano". Dopo tre giorni di tortura che dovevano costringerlo a fare la sua offerta agli dei, Trifone fu decapitato. Il suo corpo fu inviato al suo luogo della nascita Kampsada, quindi portato a Costantinopoli e da lì a Cattaro.
Probabilmente il 2 febbraio è la data indicata del suo martirio (dies natalis) anche se pare che nei Calendari Napoletani marmorei, nei sinaxari di Constantinopoli, nei calendari russi e in qualcuno greco pre-datano il giorno del martirio di San Trifone al 1 Febbraio. Nel IX secolo il famoso martirologio benedettino dei martiri (Usuardi Martyrologium) e nel calendario di Cattaro, postdatano il martirio al 3 febbraio. Nel 1582 il Calendario Giuliano fu sostituito da quello Gregoriano, Papa Clemente VIII in un decreto del 17 settembre 1594 fissa il 3 febbraio giorno per la commemorazione di San Trifone nel vescovado di Cattaro. Oggi in Cattaro la commemorazione liturgica di San Trifone avviene anche il 10 novembre, mentre il 13 gennaio viene celebrato il trasferimento delle sue reliquie.
 Il 10 novembre sarebbe invece il giorno della traslazione del suo corpo a Roma, ove fu deposto in una chiesetta a lui dedicata in Campo Marzio, nel sec. IX. Quella chiesetta, sede di parrocchia, fu designata come «stazione» del primo sabato di quaresima, indicazione tuttora riportata nei calendari liturgici della Chiesa romana. La chiesa di San TRIFONE in Campo Marzio fu distrutta nel sec. XVIII per allargare il convento degli Agostiniani annesso alla grandiosa chiesa di Sant' Agostino, ove furono trasportati tutte le reliquie ed oggetti sacri prima esistenti nella chiesa di San TRIFONE. A Cerignola vi sono alcune reliquie di San TRIFONE, trasportate nel 1917. Le reliquie del nostro Patrono sono quelle conservate e venerate a Cattaro, in Dalmazia. Stavano per essere portate a Venezia, ma per una tempesta furono bloccate nell'809 a Cattaro e, in onore del Santo proclamato Patrono, venne in seguito eretta la Cattedrale. San Trifone, protettore di Cattaro, secondo alcune tradizioni è un santo giovinetto che compiva miracoli. Le vicende da cui Carpaccio trae ispirazione avvengono in Frigia, dove il giovane Trifone: guarisce un fanciullo morso da un serpente, un mercante caduto e calpestato da un cavallo che si rialza indenne, rende mansueto un cinghiale inferocito, viene soprattutto ricordato per la liberazione di una fanciulla indemoniata. L'imperatore Giordano chiama Trifone per far liberare dal diavolo la bella e intelligente figlia Giordana. Appena il giovane si avvicina alla principessa, il demonio la lascia e scappa tra grida rabbiose. L'imperatore chiede di poter vedere la bestia e Trifone lo accontenta. In nome di Dio comanda alla bestia di mostrarsi e questa appare sotto forma di "un cane nero con occhi del fuoco" sostenendo che il suo compito è quello di impossessarsi di coloro che non conoscono la religione Cristiana, perchè si sottomettono più facilmente al volere del demonio. Sentendo questo, l'imperatore decide di convertirsi.
Il culto verso San TRIFONE è stato molto vivo, fino al medioevo, in Nicea, dove Trifone subì il martirio, poi si diffuse nelle regioni vicine. A Costantinopoli, capitale dell'Impero romano d'Oriente, l'Imperatore Anicio Flavio Giustiniano (482-565) eresse una chiesa in suo onore. Attualmente in qualche località della Grecia è ancora venerato, come mostra il fatto di aver trovato, qualche anno fa, in un negozio di Atene una sua immagine, che lo riproduce giovane, con nella mano sinistra uno scrigno e ai piedi un'oca. Anche in Russia era venerato il nostro Santo; quì il nome del Santo è legato alla storia di Mosca dalla suggestiva leggenda circa il falcone di proprietà dello Zar Ivan il Terribile (1530-1584). Il falcone fu smarrito e ritrovato dopo tre giorni per l'intervento di San TRIFONE che lo riporta allo Zar cavalcando un bianco cavallo. Era il 1° febbraio, giorno dedicato alla commemorazione del Santo. Lo Zar per ringraziamento fece costruire in Mosca una chiesa in suo onore e vi fece deporre qualche reliquia del Santo. Una bellissima icona rappresenta il leggendario racconto.
Da Cattaro il culto si diffuse sulle sponde dell'Adriatico fino a Venezia e Mestre e in Italia meridionale, in Sicilia e, in particolare, in Puglia. Alla diffusione del culto dei Santi orientali certamente influì l'iconoclastia, o lotta alle immagini sacre, verifìcatasi in Oriente tra l'VIII e il IX secolo. I devoti cercarono di salvare quelle immagini e sacre reliquie trasportandole, furtivamente, in Occidente. Si pensi alla sacra icona dell'Odegitria o Madonna di Costantinopoli trasportata da due monaci a Bari, ove sarebbe giunta il martedì 3 marzo del 733. Anche le reliquie di San Nicola, qualche secolo dopo, nel 1087, furono trafugate da marinai baresi a Myra e trasportate a Bari. Il culto dei martiri orientali in Occidente fu favorito anche dalle Crociate, o spedizioni militari per liberare il sepolcro di Cristo dagli infedeli nei secoli XI-XII. Si pensi a San Giorgio, venerato anche nella vicina Loseto (Ba), il cui culto è attestato già alla fine del sec. IV, in Lydda, vicino all'attuale Tei Aviv. L'Inghilterra lo scelse come patrono al tempo delle Crociate, nella figura del soldato che ha indossato l'armatura di Dio per combattere contro le forze del male.
Particolare menzione merita il culto di San TRIFONE a Venezia e Mostre, Venezia, dal sec. XI al XV, fu la Regina dell'Adriatico per cui è facile comprendere come abbia accolto il culto di alcuni santi particolarmente venerati sulle sponde dell'Adriatico. Il 27 ottobre 1994, il gestore del Bar San TRIFONE, Giovanni SCAVO, mi consegnò un plico proveniente dalla «Scuola Dalmata dei Santi Giorgio e Trifone» con sede in Venezia, Castello 3259-A.

Il plico conteneva:
    - lettera datata 20-10-1994, indirizzata allo Scavo, dattiloscritta da "II Guardian Grande Comm. Tullio Vallery", con acclusa  documentazione relativa a San TRIFONE;
    - due cartoline di cui una con la riproduzione del celebre quadro del Carpaccio «Il miracolo di San TRIFONE», e fotocopia di documenti del 1736, 1767 e 1775 con la stampa del  Santo;
    - due avvisi sacri della metà del secolo scorso e relazione sul culto a San TRIFONE nella terraferma veneziana e riferimenti al Santo  nella chiesa arcipretale di San Lorenzo a Mestre.

Nel vicariato foraneo di Mestre c'è la chiesa di San Lorenzo, ove già nel 1573 esisteva un altare dedicato a San TRIFONE, situato dietro l'organo, con statua del Santo. Di quell'altare si faceva menzione in un documento del 1503. Nel 1668 si paria di nuovo dell'altare di San TRIFONE, considerato Protettore di Mestre.  Nel 1925 c'era tra le feste tradizionali anche quella di San TRIFONE. Il celebre dipinto di Vittore Carpaccio raffigura il miracolo avvenuto per intervento di San TRIFONE. La figlia dell'Imperatore romano Gordiano (240-244) era posseduta dal demonio e soltanto il fanciullo Trifone riuscì a liberarla dallo spirito maligno, dipinto come un basilisco che esce dalla bocca della ragazza. Nel 1451 in Venezia fu eretta la confraternita sotto la protezione dei Santi Giorgio e Trifone, in veneziano chiamata «La fraternitade overo Scuola in Honore de Missier San Zorzi et Missier San Trifon». La chiesa è oggi conosciuta come la «Chiesa dei SS. Giorgio e Trifone de' Dalmati, in Venezia» (vedi foto). Nel plico consegnatemi da Giovanni Scavo c'erano anche, in fotocopia, documenti come manifesti degli anni 1860 e precedenti con l'immagine dei Santi Girolamo, Giorgio e «Triffon». Questi è raffigurato non da soldato, ma con una palma nella mano destra, mentre con la sinistra sorregge la cattedrale di Cattaro. San Giorgio invece è un guerriero che sul cavallo combatte contro un drago.
Il culto di San TRIFONE ebbe origine presumibilmente nel 1656 a seguito di una epidemia di colera, dalla quale il paese restò immune. Effettivamente in quell'anno la peste colpì circa un terzo delle nostre popolazioni. Quella data è probabile e può essere confermata dai documenti di archivio parrocchiale. Nei nostri registri di battesimo il nome Trifone appare per la prima volta nel 1661. Il 19 maggio di quell'anno viene battezzato Carlo Antonio Trifone Bellomo, di Casamassima (Ba), la madre era Domenica Vitella. Sia i Bellomo che i Vitella provengono dunque da Casamassima dove San TRIFONE era venerato come Patrono minore.
Nel 1666 troviamo il nome Trifone come secondo nome mentre nel 1764 appare come primo nome, attribuito a Trifone Moretto di Vito. Ma è anche probabile che il culto sia più antico e si può addirittura opinare che sia stato importato proprio dai primi abitanti di MONTRONE (ora Adelfia-MONTRONE) che, secondo il Nicolai, vennero dalla Grecia.
Nel 1667, come si legge nella relazione della visita pastorale eseguita dal vescovo di Bari, Giovanni Granafei, nella cappella del Principio c'era un altare dedicato al Santo, altare che fu demolito per ordine dell'arcivescovo di Bari Muzio Gaeta, nel 1750, perché trovato in stato di abbandono. Forse da allora l'immagine del Santo, quadro o statua, fu trasferita nella chiesa madre.
In quella relazione del 1750 San TRIFONE, insieme a San Rocco, è indicato come protettore del paese. Risulta anche, dai registri di matrimonio, che già dal 1761 la giornata del 10 Novembre, festa del Patrono, era considerata giornata festiva di precetto, come la domenica. Risale a quegli anni la grande tela, di mt. 2 x 1.50, prima conservata nella sagrestia della chiesa madre ed ora nella casa canonica, che raffigura San Rocco e San TRIFONE e gli appestati, ex voto dopo la peste del 1770, che divampò in terra di Bari. La tela è attribuita alla scuola di Domenico Carella o del Fato, di Castellana. Vi raffigura un angelo che fa cadere una specie di manna dal cielo. San TRIFONE ha in mano il paese in segno di protezione.
Nel 1783 lo scultore andriese Riccardo Brudaglio forma la statua lignea che si venera nella nostra chiesa madre. Il Santo è presentato come un guerriero, anche se dall'aspetto dolce. Perché guerriero o soldato, mentre nelle altre località ove è venerato viene raffigurato come un pastorello, con le oche ai piedi?
Certamente ogni martire è un soldato che difende con il sangue la propria fede.
Io vedrei quasi una risposta all'Immagine di San Vittoriano, che si venera a Canneto, formata nel 1767, forse dallo stesso scultore Brudaglio. San Vittoriano era proconsole romano in Africa, quindi un capo di soldati; perché, allora, non rappresentare anche San TRIFONE come soldato? Non potette essere anche suggerimento dello scultore che circa quindici anni prima aveva plasmato la statua di San Vittoriano?
Seguiamo ora lo sviluppo del culto presso il nostro popolo. Nel 1817 già si venera nella chiesa madre una piccola reliquia del Santo, come riconobbe l'arcivescovo di Bari, mons. Baldassarre Mormile, nella visita pastorale di quell'anno.
Nel 1839, come si ricava da un documento conservato nell'archivio parrocchiale, il vescovo di Cattaro, tramite il vescovo di Gallipoli mons. Giuseppe M. Giove, oriundo di Santeramo in Colle, donò una teca d'argento contenente un'altra piccola reliquia del Santo. Intanto fino ai primi decenni di questo secolo Protettrice principale del nostro paese era la Madonna della Pietà.
Dal 1913 la festa esterna di San TRIFONE è diventata sempre più grandiosa. In un diario privato si legge: «La festa di San TRIFONE di questo anno, 1913, è stata grandiosa, non se ne ricorda una simile». La fine della prima guerra mondiale, 1915-1918, dichiarata il 4 novembre 1918, accrebbe il fervore del popolo nel festeggiare il Santo, maggiori cure furono dedicate all'altare a lui dedicato.
Nel 1921 l'altare fu decorato dal pittore Saverio Loprieno per 2.620 lire; nell'aprile 1923 fu rifatto l'altare con marmo, insieme all'altare della Madonna del Purgatorio, o del Carmine, dalla ditta Tenerani, di Bari, per 1.500 lire.
Nel 1922 il pittore barese Michele Montrone dipinse due tele raffiguranti il martirio di San TRIFONE ed il suo patrocinio sul nostro paese.
Negli anni successivi furono donate una lancia ed una «cavalletta» in metallo prezioso, che adornano la statua del Santo quando viene portata in processione per le strade del paese, in tempi recenti sia la statua sia la base sono state restaurate per difenderle dal tarlo. Ultimamente è stato rifatto tutto l'impianto elettrico della chiesa madre e si è ottenuto una migliore illuminazione della volta, affrescata dal pittore Saverio Calò, di Molfetta (Ba), nel secolo scorso, e anche dell'altare dedicato a San TRIFONE. Tutti segni di amore e di attaccamento del nostro popolo verso il Patrono.
Molti sono i montronesi emigrati all'estero che non solo non dimenticano la nostra festa patronale inviando cospicui contributi in denaro, ma anche hanno portato dovunque il culto verso il Santo. Nella chiesa di San Pietro in Los Angeles,
in California (U.S.A.), sono esposte le statue di San TRIFONE, San VITTORIANO, San GIORGIO.

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