Articoli sulla festa

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Un continuo rimbombare di botti, la terra trema, il cielo si illumina a giorno. La sensazione è quella di essere travolti da un evento sismico. Ma dopo qualche secondo, una miriade di coriandoli colorati  cadono giù dal cielo sottoforma di pioggia. Come in un crescendo rossiniano, lo sparo dei fuochi aumenta il suo ritmo fino a dare allo spettatore la sensazione di trovarsi in un inferno paradisiaco, troneggiante, cosparso di stelle fuocanti e stelline dirompenti.
La metropoli pirotecnica della feste di Puglia: Montrone, che con Canneto costituisce il comune di Adelfia, festeggia il suo patrono, San Trifone, con il più grande festival dei fuochi di artificio d'Italia. Anche quest'anno Adelfia per tre giorni si trasforma nella capitale dei fuochi. Controbombe con cannoli, con la croce al centro, bomba combinata con 32 colpi di scala più contraccolpo, bombe cosiddette "stutate", decretano il vincitore fra i numerosi fuochisti che giunti da tutta Italia, danno vita ad una scenografia che lascia tutti gli spettatori, esperti, intenditori e semplici curiosi con il naso all'insù per oltre due ore.
Se è vero come recita il proverbio che "non tutti i mali vengono per nuocere", dall'invasione delle cavallette nel 1783, che San Trifone spazzò via mettendo in salvo i raccolti, è nata una delle più grandi feste religiose e popolari d'Italia. Nei panni di soldato romano con tanto di corazza e lancia alla cui punta è infilzata una cavalletta, la statua di san Trifone viene venerata nella chiesa di San Nicola a Montrone. Sacro e profano si mescolano dando vita ad una festa che riunisce gente da ogni parte della Puglia, ma anche d'Italia attorno a tavolate imbandite nelle corti del centro storico. Agnello alla brace, salumi e buon vino: gli ingredienti tradizionali della festa popolare ci sono tutti. Buongustai e devoti, ma anche amanti della buona musica giunti da ogni dove per ascoltare le sinfonie delle bande, danno appuntamento al prossimo anno.

Testo tratto da un servizio trasmesso dall'emittente televisiva Telenorba
Feste sontuose ad Adelfia in onore de «U’ piccinin nuest» celebrato dal 1743. Imperdibile la gara pirotecnica.

«U’ piccinin nuest» è per i devoti più ardenti San Trifone cui a Montrone (con Canneto oggi costituisce il comune di Adelfia, in provincia di Bari), dedicano in questi giorni feste sontuose. Tutto nasce nel 1743 quando, correndo l'anno 1783, il contado di Montrone ricco di vigne, olivi e orti fu invaso da voraci cavallette. San Trifone le spazzò via in un battibaleno e i raccolti furono salvi. Il santo, che già godeva di fama di taumaturgo specie a Campsade nell'Ellesponto, non lontano da Nicea nella Frigia dove era nato nel 232 dopo Cristo, ancor più salì nella considerazione dei devoti di Montrone. Così i miracolati gli dedicarono un grande quadro raffigurandolo il taumaturgo nei panni di soldato romano con tanto di corazza, spada alla cui punta è infilzata una cavalletta, ed elmo a significare che Trifone era un guerriero della Fede.
Dal lontano 1783 ebbe origine una festa che con il tempo, s'é arricchita di iniziative culturali, folcloristiche, di gare tra bande musicali, di lanci di mongolfiere, di fuochi d'artificio, di illuminazioni artistiche. Né manca di tutti gli ingredienti della festa popolare: la fiera, gli arrosti di agnello sui «foconi» cioè grandi graticole, accompagnati da pane, sedano, olive e buon vino.
San Trifone si dice sia anche un santo un tantino dispettoso. Quando nei tempi andati s'aveva la consuetudine di raccogliere tra i vignaioli il vino per far più gaia la festa, ce ne fu uno che s'oppose a quello che riteneva un balzello. Ebbene, la notte, scoppiarono le botti del poco devoto. In difesa del santo però si disse e, invece, la colpa del disastro era da ascrivere solo al menzionato coltivatore che aveva coperto le botti con il vino ancora in fermentazione.
San Trifone è anche il protettore dei marinai della costa dalmata e a Cattaro fu eretta nel 950 d.C. una cattedrale dove sono custodite le reliquie del Santo che è molto venerato anche in Russia. A Venezia c'è una scuola intestata a San Giorgio e a San Trifone.
La tradizione dei fuochi pirotecnici risale alla fine della guerra del 1915-18, quando per festeggiare la vittoria si sparò sì, ma con i fuochi d'artificio e non a cannonate vere.
Da allora a Montrone si svolgono importanti gare di fuochi. A novembre, infatti, sono poche le feste popolari nell'Italia meridionale e i maestri fuochisti ce la mettono tutta per dare il meglio della loro antica arte. Per ammirare i giochi di spari e luci molti acquirenti e presidenti dei comitati delle feste popolari non solo italiane, vengono a Montrone per scoprire nuovi talenti e a far contratti.
Sin dai primi di novembre sino domenica 14 novembre oltre centomila persone arriveranno a Adelfia per le solenni processioni con l'effigie del Santo, per le luminarie per la consegna delle chiavi del paese da parte del sindaco ai pellegrini, per il grandioso luna park e poi tanta musica per le strade e concerti nella cassa armonica del 1932.
Il 10 novembre alle 4 del mattino si fa esplodere una “diana”, che fa un botto così forte da udirsi a Bari e oltre, annunciando che sino a domenica 12 a Montrone ci si darà da fare perché tutti gli elementi che, come ricorda Francesco Nicassio, esperto in feste popolari e autore di ricerche sulla storia della pirotecnia, fanno la festa e cioè il fuoco, la carne, il vino e la fiera mercato, siano presenti all'appello.
Viva le cavallette, allora, se per loro è nata una delle più belle feste religiose e popolari dell' Italia meridionale.
di Vittorio STAGNANI

(articolo pubblicato sul sito de La Gazzetta del Mezzogiorno in data 08.11.2004 )
Durante i festeggiamenti in onore di San TRIFONE, patrono della città Adelfìa diventa la capitale delle feste patronali. Le luminarie, il festival dei fuochi d' artificio e i concerti bandistici che si susseguono sono ad alto livello. Tanto, da attirare i comitati organizzatori delle feste locali di numerose altre città che, proprio ad Adelfìa, scelgono e prendono contatti con chi sarà il protagonista delle loro feste. I festeggiamenti attirano più di centomila persone: pellegrini che credono nelle proprietà miracolose di San TRIFONE, abitanti dei comuni limitrofi (tanti i baresi), cittadini di Adelfia da anni all'estero o nel Settentrione per lavoro. Una marea di persone che rischia di mettere m difficoltà il piccolo comune che conta 16 mila anime. Un rischio calcolato e ben fronteggiato. Abbiamo allertato anche Prefettura, Provincia, Protezione civile e organizzazioni del volontariato: dice il sindaco Angelo Gargano. La cittadina, infatti, già ieri. durante la tradizionale fiera annuale, vivacizzata da trecento venditori ambulanti, era presidiata da gente dedicata all' ordine pubblico.
Si svolgono dal 1 al 22 novembre i festeggiamenti in onore di San TRIFONE, che per la precisione è il patrono di Montrone una delle due parti di Adelfìa (la MADONNA della Stella e San VITTORIANO sono i protettori dell'altra Canneto). Diventano, comunque più intensi oggi (il quadro del Santo alle 19 esce dalla Parrocchia di San Nicola e viene deposto nella cassarmonica montata in piazza) e soprattutto, domani e mercoledì 11. Martedì, alle 10, il momento centrale dei festeggiamenti, quando la statua del Santo verrà portata in processione. Non si sa ancora chi avrà l'onore di portarla a spalla. Ci riuscirà il gruppo, i cui componenti si alterneranno tra loro, che avrà offerto al Comitato organizzatore l'obolo più consistente durante una vivace asta. Sino all’85 l'asta si svolgeva durante i primi metri della processione, per la precisione sino a quando arrivava sotto l'orologio che domina la piazza. Quell'anno, però, finì in una gran rissa. E, perciò, la decisione di far svolgere l'asta nelle due ore precedenti l'uscita della statua. Solitamente l'onore di portare la statua viene conquistato a suon di milioni (anche una decina).
Accanto al sacro, il profano i festeggiamenti, infatti, si svolgono a base di agnelli arrosto o al forno, sacrificati lungo le vie del centro, avanti ad ogni macelleria. Accompagnati da formaggio piccante, sedano e tanto vino, Sentendo buona musica: sulla cassarmonica si alternano le bande delle città di Lecce, Francavilla Fontana, Rutigliano e Turi, mentre in tutta la città una banda di bassa musica (dei tammur) invita a partecipare alla festa. E ammirando le luminarie, realizzate dal 1922 dalla stessa ditta (FANIOLO di Putignano) che abbelliscono corso e piazza principale: quest'anno in modo da esaltare l'orologio simbolo di Montrone.
Luminarie, bande e buona tavola, comunque, passano m second'ordine. I protagonisti indiscussi della festa, infatti, sono gli artificieri. Soprattutto domani alle 14,30, ma anche questa sera. si svolge il più grande festival dei fuochi d' artificio d'Italia. Vi partecipano sei artificieri che le pensano tutte per mettere in evidenza la loro bravura vincere una gara con tanto di commissione e primi. E possibilità di futuri lavori. Durante San TRIFONE, infatti, Adelfia diventa la captale dei festeggiamenti patronali perché ospita i comitati organizzatori delle feste di numerosi comuni d'Italia.
Vengono ogni anno ad Adelfia soprattutto per scegliere chi eseguirà i fuochi pirotecnici nelle loro feste. Proprio per questo, nel programma delle celebrazioni (oltre che riunioni sulla sanità ed un premio nazionale letterario) sono previsti convegni interregionale dei comitati feste. Quest'anno durante i lavori si parla anche della "questione morale" vista proprio nell'organizzazione delle feste patronali.
L'importanza dei botti trae origini dalla produzione di fuochi pirotecnici che sino a non molto tempo fa si svolgeva in Adelfia.
Una produzione che una serie di tragici infortuni ha finito col far scomparire: la ditta di Bruno TRIFONE scomparve con la morte del titolare (per un'eplosione) dopo che erano morti i suoi figli ed un suo genero; quella di Luigi Gargano, fratellastro del primo, cessò l'attività quando un'esplosione fece saltare in aria la fabbrica dotata di ogni sistema di sicurezza (il titolare ci rimise le mani).
Nella città, comunque, è rimasta una grande passione per i fuochi; per la verità, più per i botti che per le cascate di colore. La gente ama ammirarli e sentirli a pochi metri da dove sono installate le pericolose batterie.
Qualche anno fa un anziano signore si posizionò troppo vicino ad un mortaio: un colpo non scoppiò in ciclo, gli fini addosso e lo uscisse. "Questo - dice il comandante dei vigili urbani Michele Di Turi - nonostante il cordone di sicurezza che tra vigili, carabinieri e personale della protezione civile riusciamo a creare. C'è chi striscia per i vigneti e si piazza vicino ai mortai. Per farsi stordire dal boato."
Il comandante Di Turi e il Sindaco Gargano non sono solo impegnati ad evitare incidenti durante i botti. "L'anno scorso - dice il sindaco - durante i festeggiamenti Adelfia è stata presa d'assalto da non meno di centomila persone. Attorno alla città contammo non meno di seicento pullman. Con tutta questa gente, in una città presidiata solo da dieci vigili urbani, può succedere di tutto. Perciò, abbiamo lanciato l's.o.s".. "Il nostro appello è stato recepito. Ma occorre anche invitare la gente a comportarsi nel migliore dei modi. Ad esempio a non pretendere di raggiungere il centro della città in auto." aggiunge il comandante Di Turi mentre mettere a punto gli ultimi accordi col comandante della stazione dei CC Pietro Memoli, il personale della protezione civile e con Umberto Carofiglio. responsabile del Comitato cittadino dell'Associazione pubbliche assistenze, attivato dal Prefetto.
di Antonello AMBRUOSI

(articolo pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno del 9 Novembre 1992)
Viva le cavallette se per loro merito (o demerito) è nata una delle più belle feste religiose e popolari in Italia: spesso da un danno si ha un beneficio.
Gli esempi non mancano, ma considerato che a Montrone (con Canneto costituisce il comune di Adelfìa), si è nel pieno dei festeggiamenti per San TRIFONE - u'piccinin nuest, come lo chiamano in paese - val la pena di ricordare di cosa fu capace il veneratissimo patrono per i suoi devoti a riprova di quanto assento.
Correva l'anno 1783 e il contando in argomento, ricco di vigne, olivi e orti fu invaso da voraci cavallette. San TRIFONE, secondo la leggenda, le spazzò via in un battibaleno, salvando da fame certa tanta brava e operosa gente. Il santo già godeva di fama di taumaturgo specie a Campsade, borgata dell'Ellesponto, non lontano da Nicea nella Frigia dove era nato nel 232 dopo Cristo. L'aver liberato le campagne intorno a Montrone dalle locuste, fece salire di molto la considerazione per il santo e i miracolati gli dedicarono un grande quadro raffigurandolo nei panni di soldato romano con tanto di corazza, spada ed elmo a significare soprattutto che TRIFONE era un guerriero della Fede. Per immortalare nelle effigi il miracolo il taumaturgo esibisce alla punta della spada una cavalletta.
Dal lontano 1783 oltre ad un rafforzamento della devozione, ebbe origine una festa che con il tempo, arricchendosi di nuove iniziative folkloristiche si è impreziosita di gare tra bande musicali, di lanci di mongolfiere, di fuochi d'artificio, di illuminazioni artistiche e poi la fiera, gli arrosti di agnello sui foconi cioè grandi graticole, accompagnati da pane, sedano, olive e buon vino.
San TRIFONE si dice sia anche un santo un tantino dispettoso. Quando nei tempi andati s'aveva la consuetudine di raccogliere tra i vitivinicoltori il vino per far più gaia la festa, ce ne fu uno che s'oppose a quello che riteneva un balzello. Ebbene, la notte, scoppiarono le botti del poco devoto. In difesa del santo pero' si disse che, invece, la colpa del disastro era da ascrivere solo al menzionato coltivatore che aveva coperto le botti nelle quali il vino era ancora in fermentazione.
Racconta Giovanni FANIUOLO che con il fratello Vito provvedono all'illuminazione artistica della festa. «Anni fa nostro padre, considerato che per allestire le luminarie si recuperano si e no le spese, decise di non partecipare più ai festeggiamenti per San TRIFONE. La notte il Patrono gli apparve in sogno promettendogli guai seri se non fosse tornato sulla sua decisione. Nostro padre ci convocò e a prim'ora eravamo già a Montrone a montare gli archi».
Giovanni SCAVO titolare del bar San TRIFONE, e ideatore di un elisir che porta, guarda caso, il nome del Patrono, sostiene essere questi il protettore dei marinari della costa dalmata e che a Venezia c"e una scuola dedicata a San GIORGIO e a San TRIFONE, ed «A Cattaro fu eretta nel 950 d.C. una cattedrale dove sono custodite le reliquie del Santo che è molto venerato anche in Russia».
La tradizione dei fuochi pirotecnici risale alla fine della guerra del 1915-18, quando per festeggiare la vittoria degli italiani (un altro miracolo di San TRIFONE?) si sparò sì, ma con i fuochi d'artificio e non a cannonate vere.
Da allora a Montrone si svolgono importantissime gare di fuochi. A Novembre, infatti, sono pochissime le feste popolari nell'Italia meridionale e i maestri fuochisti ce la mettono tutta per dare il meglio della loro antica arte. Per ammirare i giochi di spari e luci molti acquirenti e presidenti dei comitati delle feste popolari non solo italiane. vengono a Montrone per scoprire nuovi talenti e far contratti.
Per quest'anno è prevista una spesa di 100 milioni solo per i fuochi d'artificio.
«Siamo arrivati alla 212-ma. edizione — dice con sacrosanto orgoglio Francesco Nicassio, presidente del comitato per le feste — tra oggi e domenica 12 novembre oltre centomila persone arriveranno a Montrone Adelfia per le "solenni processioni" con l'effige del Santo, la consegna delle chiavi di Montrone da parte del sindaco ai pellegrini e poi tanta musica per le strade del paese e concerti nella cassa armonica del 1932 allestita con le luminarie dalla premiata ditta F.lli FANIUOLO di Putignano, tra i pochi capaci di andare in alto con le loro strutture di archi e lampadine colorate. Con loro ci innalziamo al cielo».
L'occasione per i festeggiamenti è buona anche per incontri a carattere culturale, di convegni sui comitati regionali feste patronali, per la giornata della vita con la donazione del sangue.
Tutto ha inizio il 10 quando alle 4 del mattino un colpo di cannone, così forte da udirsi a BARI e oltre, annuncia che sino a domenica 11 a Montrone ci sarà da fare perché tutti gli elementi che fanno la festa e cioè il fuoco, la carne, il vino e la fiera-mercato, siano presenti all'appello.
Che tra Montrone e Canneto non corra buon sangue è cosa risaputa, ma per San TRIFONE i rancori vengono dimenticati. La guerra è guerra. La festa è festa.
di Vittorio STAGNANI

(articolo pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno del 10 Novembre 1995)
Si dice che San Nicola è amante dei forestieri. Qui, a Montrone, è vero il contrario: sono i forestieri amanti di San TRIFONE. La festa di San TRIFONE è un rito in cui s'intrecciano armoniosamente sacro e profano. Storia, cultura e tradizioni locali riemergono prepotentemente e si rinnovano e si tramandano di generazione in generazione. Questa è l'ultima festa patronale d'Italia in ordine di tempo e la prima in assoluto in ordine di spesa. Si svolge in autunno, durante l'estate di S. Martino, nel periodo in cui gran parte del raccolto è stato effettuato e quindi i nostri avi (non dimentichiamo che eravamo un popolo dedito quasi esclusivamente all'agricoltura) potevano rinnovare i solenni ringraziamenti al Santo protettore che, con il miracolo delle cavallette, a suo tempo salvò il raccolto.
Da sempre la festa si apre con una grandiosa mostra - mercato dove si vende di tutto: dai capi d'abbigliamento agli articoli per la casa e agli attrezzi e utensili per l'agricoltura. Il resto ce lo vendono gli ambulanti di colore. Ai tempi della nostra infanzia si aspettava la festa di San TRIFONE per acquistare ed indossare i nuovi capi d'abbigliamento invernali e soprattutto per sedersi ad una bella tavola imbandita, dove c'era di tutto e con al centro sua maestà  il re: l'agnello. Quanto all'appetito, quello non mancava. I più ossequiosi della tradizione lo compravano vivo alla fiera (anche l'agnello si vendeva in fiera!) e così rinnovavano il rituale di famiglia: uccidere l'agnello e mangiarne subito il sangue soffritto, aromatizzato di lauro, la testina e le interiora cotte al forno a legna. Sapori e profumi d'altri tempi!
La parte sacra della festa, invece, cominciava all'alba, quando arrivava il primo gruppo di pellegrini che veniva segnalato con lo sparo di una bomba ad un solo colpo, la cosiddetta "diana". Poi la prima messa, a cui ne seguivano altre fino al mezzogiorno, quando iniziava la processione del Santo dalla Chiesa Madre, n corteo era preceduto da un'immensa folla di pellegrini disposti in fila ai due lati della strada, che pregavano e cantavano a squarciagola: " Evviva San TRIFONE, o San TRIFONE o santo, evviva San TRIFONE, che jind à Mmontron stae...".
Al centro della strada, fra le due ali di pellegrini, c'erano numerosissimi bambini con la divisa del Santo (ex voto, e ci sono stato anch'io), alcuni a piedi e altri a cavallo, lustrato e bardato a festa.
Quando il Santo, scortato da carabinieri in alta uniforme, giungeva a qualche metro prima dell'arco dell'orologio, iniziava la "riffa", una specie di asta pubblica intesa ad aggiudicarsi l'onore di portare il Santo a spalla per il giro del paese. Si stabiliva un limite immaginario per terra e, se la statua del Santo la oltrepassava, vinceva l'ultima offerta più alta. Battitore della "riffa" era il Presidente del Comitato feste. Quante liti fra i concorrenti! A volte la quotazione del Santo ha oltrepassato di molto la decina di milioni di lire.
Poi la processione proseguiva per le strade principali del paese (in quelle periferiche ci andava il giorno dopo) e terminava in Corso Umberto 1°, alla chiesa di Sant'Antonio. Qui si depositava il Santo con tutto il danaro raccolto durante il giro (abbastanza consistente) e tutti si andava a prendere posto su terrazzi e balconi per assistere alla gara dei fuochi pirotecnici diurni, con premio in danaro.
Maestro pirotecnico insuperabile era il Cav. Trifone BRUNO, "Barbnggìdd", di Adelfia, scomparso tragicamente il 20 ottobre 1973 per lo scoppio della sua fabbrica, in cui perse la vita anche un altro pirotecnico, suo genero Martino DONVITO.
Alla fine dei fuochi lo si andava a prelevare con la banda, in trionfo, e sulla cassa armonica, con l'ovazione popolare, il Presidente del Comitato feste gli appuntava sul petto il premio in danaro meritatamente stravinto. Ma la maestria di Trifone era nota anche all'estero e gli valse il primo premio in un'edizione della gara pirotecnica internazionale che si svolge ogni anno nel Principato di Monaco, il che è tutto dire.
Per la festa di San TRIFONE sono presenti a Montrone ghiottoni e buongustai, devoti e pellegrini (un tempo anche le battone, che adescavano vecchietti mezzi brilli), ma anche amanti della buona musica e numerosissimi rappresentanti dei Comitati feste della regione e fuori regione. Questi ultimi vengono ad aggiornarsi sulle diverse bande musicali, se è cambiato il maestro o la prima tromba, sul loro cachet, sul repertorio; altrettanto fanno con i pirotecnici per ingaggiarli alle feste patronali dei loro paesi. Poi, eccoli con il naso all'insù ad ammirare archi e ghirlande dei fratelli FANIUOLO, da sempre presenti nel nostro paese.
Per tutti, anche per i montronesi che solitamente pranzano dopo i fuochi del pomeriggio, c'è ancora un grandioso Luna Park. che, per la gioia dei bambini, consente loro di smaltire qualche chilo di troppo. Cambieranno i tempi e i personaggi, ma a Montrone, a San TRIFONE, sarà  più o meno sempre così.

di Nicola BERLEN

(articolo pubblicato sul periodico di Informazione locale: IN PIAZZA - Novembre 1994)

Parlare della Festa Patronale di Adelfia in onore di San TRIFONE può essere facile o estremamente difficile poiché sono tante le sfaccettature e gli aspetti noti e meno noti che questa Festa offre a chi ad essa vi partecipa. Certamente un dato indubitabile è che questa Festa Patronale non è mai uguale a quella dell'anno precedente; è vero che si muove entro schemi fissi e consolidati nel tempo e dal tempo. Ma è altrettanto vero che ogni anno c'è qualcosa di nuovo che al di là di bande, fuochi e luminarie la caratterizza e la contraddistingue.
Questi aspetti possono essere colti nella settimana che precede la Festa Patronale vera e propria, e che per l'anno in corso si possono concretizzare in due manifestazioni in particolare:
   - la prima consiste nel coinvolgimento dei nostri figli che frequentano la scuola   elementare e media. Essi infatti daranno vita ad un concorso di prose e disegni, avente un tema tutto particolare: la Presenza dei pellegrini alla Festa di San TRIFONE;
   - la seconda manifestazione ha un carattere ben diverso dalla prima e consiste nell'allestimento di una mostra fotografica retrospettiva della Festa di San TRIFONE, una specie di "amarcord" di felliniana memoria in cui sarà possibile ritrovare, rivedere volti, personaggi e situazioni delle passate edizioni della nostra Festa Patronale.
Il coinvolgimento degli alunni delle scuole elementari e medie fa parte di un progetto ad ampio respiro che coinvolgerà negli anni successivi gli alunni su temi sempre diversi e le migliori composizioni o disegni saranno, alla fine di un quinquennio, raccolte in una speciale pubblicazione che testimonierà l'impegno dei nostri ragazzi nell'affrontare temi par­ticolari atti alla valorizzazione di aspetti non marginali della nostra Festa.
Il Tema di quest'anno, quello della presenza dei pellegrini, ha la finalità di far conoscere ai nostri figliuoli che esiste una fede ed una spiritualità che travalica i confini cittadini, esiste una devozione profonda da parte di chi adelfiese non è, nei riguardi del nostro Santo Patrono e si esprime in maniera del tutto particolare e perciò è bene che sia conosciuta e valorizzata per l'enorme apporto devozionale che comporta.
La mostra fotografica retrospettiva, al di la della curiosità di vedere e ricordare "come eravamo" ha un indubbio fascino, rivedere situazioni, persone scomparse e non, personaggi tipici di una festa fuori del comune, aspetti noti e meno noti di un coinvolgimento popolare del buon tempo che fu.
Un elemento certo, stabile ed immutabile nel tempo, cuore della Festa Patronale è costituito dalle bande musicali che scandiscono il ritmo della festa alternando i loro cavalli di battaglia, i "pezzi" come noi definiamo le arie e le romanze che questi bravissimi "bandisti" ci offrono e si offrono per essere giudicati.
Non è a conoscenza di tutti che quest'aspetto della Festa Patronale è uno dei più spinosi visto dietro le quinte.
Ogni banda ha i suoi sostenitori, ogni complesso musicale preme in tutti i modi per salire sulla cassa armonica di Adelfia, è un traguardo ambizioso questo calcare le tavole della nostra piazza, è la consacrazione che la "banda" è ad un livello superiore alle altre, questo guardando dall'ottica dei complessi musicali.
Tutta questa attesa, questa speranza, questo profondo desiderio costituisce quasi un dramma per il Comitato che è chiamato ad essere giudice imparziale; e si sceglie essendo consapevoli di accontentare uno per scontentarne molti.
La scelta dei complessi musicali quest'anno si è indirizzata verso la riconferma della banda "LIGONZO" della città di Conversano che si è inteso premiare per l'alta professionalità mostrata nella precedente edizione della nostra Festa Patronale. Essa attivamente guidata dal maestro SCHIRINZI ci ha offerto pagine musicali eseguite con grande maestria e coralità d'insieme, senza sbavature e dissonanze e pertanto crediamo di aver fatto un buon regalo alla moltitudine di gente che affolla la nostra Festa. Poiché non bisogna dimenticare gli emergenti, il Comitato ha inviato il complesso musicale "Città di Manduria" diretto dal maestro Agnello che pur essendo di nuova costituzione ha destato ottima impressione in chi, come osservatore, lo ha ascoltato in altre esibizioni e quindi in considerazione che alla "Festa di Montrone" convergono tanti e tanti appassionati intenditori di bande musicali, siamo sicuri di non deluderli facendo esibire una banda nuova ma di sicuro interesse ed effetto.
Quest'anno nell'ideale gemellaggio Puglia - Campania che ci siamo proposti di realizzare, abbiamo dato spazio alla banda di Acerra di cui si dice un gran bene e che sicuramente . sotto la guida del maestro Garofalo saprà farci gustare musica che seppure abbiamo altre volte ascoltato, non ci stancheremo mai di riascoltare per i ricordi, le nostalgie, i "remember" che questo tipo di armonia suscita in ciascuno di noi.
Fra le "bande da giro" per la presente edizione della Festa Patronale il Comitato ha scelto la banda musicale di Casamassima, diretta dal maestro Spinelli che ci era stata proposta, tempo fa. ma il timore che qualsiasi novità possa provocare turbamenti a schemi consolidati aveva fatto si che il Comitato Feste Patronali fosse molto cauto a riguardo. L'elemento di maggiore perplessità era costituito dalla giovanissima età dei "bandisti", però un primo esperimento di "uscita" della banda in occasione della Festa "Nascita di San TRIFONE" ha convinto i membri del Comitato a dare fiducia a questi ragazzi che certamente, anche perché la Festa di San TRIFONE è la regina delle Feste Patronali, ce l'hanno messa tutta nella loro prima esibizione e di conseguenza hanno meritato a pieni voti la promozione alla Festa grande.
I giovani vanno comunque incoraggiati e valorizzati ed è con questo intento che il Comitato Feste Patronali propone, a tutti gli appassionati e non della buona musica, questo complesso musicale, che siamo certi farà molta strada.
Proseguendo in quest'ideale gemellaggio tra due regioni del Sud in cui maggiormente sono sentite e apprezzate le Feste Patronali. Adelfia che costituisce l’università per i "mest fueche" o "sparafueche" come normalmente sono chiamati i nostri pirotecnici, propone alla ribalta un nome nuovo per la Festa di San TRIFONE: il cav. Vincenzo De Joanni.
A San TRIFONE sono più i pirotecnici che rinunciano a sparare che quelli che accettano perchè è noto che Adelfia-MONTRONE è il peggiore "loggione" del Sud poiché qui convergono i massimi intenditori di "bombe", ''controbombe", "intrecci", "stutate" e "finali". Ed è qui che i nostri maestri pirotecnici si costruiscono o si bruciano la loro reputazione, di conseguenza trovare qualcuno nuovo è difficilissimo e quando ciò accade è realmente un avvenimento. Ma il nuovo deve fare i conti con il "vecchio" con chi padrone del campo e profondo conoscitore delle aspettative di tutti gli intenditori di "fuochi" che si danno appuntamento ad Adelfia nel giorno della Festa di San TRIFONE, sembra un convegno o una radiocronaca commentata poiché ad ogni "bomba" seguono subito i commenti benevoli e quelli malevoli che vanno a fare da miccia, tanto per restare in tema, a discussioni infinite tra tutti "quelli che capiscono".
E' anche questo un aspetto folcloristico della Festa di San TRIFONE.
Quindi la tradizione vuole che a San TRIFONE incendino i loro fuochi maestri consolidati e vecchie volpi della nostra festa come Di Matteo, Schiattarella, Teora, R. Bruscella e il nostro concittadino G. Gargano, valenti pirotecnici che a volte, come autentiche prime donne ottocentesche, si negano a un primo invito a sparare per San TRIFONE, si rendono preziosi ma in cuor loro gioiscono per essere stati invitati a tenere la loro prolusione all' Università di Adelfia che ha da tempo loro conferito la laurea "honoris causa" per il proprio impegno, la loro bravura nell'incendiare il cielo di luci colori e fragori che fanno contorno all'ultima Festa Patronale della provincia di Bari.
Questa è anche la Festa Patronale, con i suoi aspetti noti e non, con la sua profonda fede in San TRIFONE e per il piacevole riunirsi e ritrovarsi tra amici uniti nella venerazione di un Santo ineguagliabile che ha reso ineguagliabile la città di cui è protettore.

di Michele BRUNO


(articolo tratto da IL SIPARIO - Novembre 1997)

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